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Dimore tipiche italiane

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Il patrimonio immobiliare italiano è ricco di tipicità regionali. Si tratta di abitazioni che hanno sviluppato uno stile unico, tipico ed esclusivo di una particolare regione o territorio e la loro architettura riflette le condizioni climatiche, territoriali e storiche del luogo di appartenenza. Ogni regione ha la sua casa tipica e l’aspetto più interessante è che per possedere una piccola casa di campagna o di montagna, non serve essere milionario.

Ecco di seguito qualche esempio.

In valle d’Aosta troviamo i rascard, costruiti con tronchi di pino, abete e larice, squadrati o solo scortecciati, incastrati ad intaglio alle estremità. Hanno almeno tre piani, due dei quali costituiscono la base in muratura. Al piano inferiore si trovano la stalla e la cantina e in quello intermedio l’abitazione vera e propria, composta da due locali ben distinti, “majòn” e “péillo”. Per difendersi dal freddo, la famiglia si trasferiva nel “gabenet”, uno spazio all’interno della stalla dove in pochi metri quadrati erano riunite le principali funzioni abitative.



L’ abitazione tipica del Trentino Alto Adige è invece il maso. Queste costruzioni erano delle aziende agricole autosufficienti, quindi non un singolo edificio ma un insieme di edifici e terreni e gli elementi principali che li compongono sono il fienile, la stalla e una piccola stanza adibita alla cottura dei cibi e alla preparazione dei formaggi. L’abitazione vera e propria è rimasta praticamente inalterata nel corso del tempo ed è composta da un piano terra (la moderna zona giorno), un primo piano (la moderna zona notte) e un tetto spiovente.

In Sardegna troviamo i nuraghi, patrimonio dell’UNESCO dal 1997. Queste antiche costruzioni in pietra di forma tronconica, presenti con diversa concentrazione in tutta la regione, sono unici nel loro genere e rappresentativi della civiltà nuragica, che ad essi deve il suo nome. Alcuni sono complessi e articolati, veri e propri castelli nuragici con la torre più alta che in alcuni casi raggiunge un'altezza di circa 25 metri. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, si tratta di singole torri ristrette verso l'alto, un tempo alte dai 10 ai 20 metri, con diametro alla base di circa 10 metri. Gli studiosi non hanno ancora espresso un parere comune sulla loro funzione originaria, mentre per quanto riguarda la datazione la maggior parte pensa che furono costruiti nel II millenio a.C., a partire dal 1800 a.C. fino al 1100 a.C.



Come non nominare i trulli pugliesi. Anch’essi patrimonio dell’UNESCO, si trovano nella zona delle Murge ed erano abitazioni contadine dove il cozzaro, il contadino che lavorava la terra di un padrone, riponeva i suoi attrezzi e, all’occorrenza, dormiva con tutta la sua famiglia. La leggenda vuole che i trulli servissero ai contadini per evadere le tasse, avvisandosi l’un l’altro dell'arrivo dell'esattore, tramite veri e propri segnali di fumo fatti uscire attraverso il foro superiore presente sul tetto. Altro trucco: alla vista del padrone che si avvicinava per la riscossione, il contadino toglieva rapidamente una pietra del tetto per farlo crollare completamente e dare l’impressione che non vi fosse nessuno. Quando il padrone si fosse allontanato, sarebbe stato sufficiente ricostruire il tetto.

In Sicilia, precisamente nell’isola di Pantelleria, troviamo i dammusi. Questa abitazione risale al tempo dei fenici ed è stata via via modificata fino ai giorni nostri. La caratteristica principale di questi edifici è il giardino pantesco, un giardino racchiuso all’interno di alte cinte murarie atte a proteggere viti o agrumi dall’impeto dei venti. Ciò dimostra quanto gli antichi abitanti dell’isola tenessero in conto questo tipo di piante, quasi a considerarle numi tutelari della casa e dei suoi abitanti.

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